Dopo il fuoco
SALITE SULLA CIMA DI UNA MONTAGNA
E PIANGENDO RICERCATE UNA VISIONE
E’ trascorsa qualche settimana dal rogo.
Il fuoco ha divorato la Nostra casa ai Bellotti con impeto e veemenza mordendo prima il legno poi le pietre. Quelle mura si sono trasformate in un’enorme fucina che ha ridotto ogni elemento che conteneva in agglomerato o cenere. Uno shock anafilattico – all’inizio devastante… considerato che, proprio nel cuore di quel piccolo regno, l’incredibile e l’arcano s’erano dati convegno!
Nella quiete notturna del 26 agosto è di fatto esplosa un’aurora boreale con effetto allucinogeno che ha tristemente illuminato il villaggio, il bosco e le montagne, adombrando però il cuore di molti.
Affanno, disperazione e lacrime, il cordoglio di tanti protagonisti che ricordano vivamente quanto di bello e importante lì era accaduto. Un giorno di lutto… poi, immaginando il peggio, ci si consola. In fondo è andata bene così! Ora il morale è alto, non ho perso il sorriso; una grande sofferenza si è trasformata in una forza ancora maggiore… e no són qua a putédhar…! E’ andata bene così… più una grazia che una disgrazia!
Certo è triste realizzare che ora, quella casa ricca di storie ed emozioni, appare dissolta; ma è anche vero che è andato perduto solo il lato materiale di tutto questo. L’energia, la passione con cui le cose sono nate, lo spirito di oggetti che han forgiato le nostre vite, quelli rimangono sempre, hanno impregnato la terra e ogni roccia. Nulla è andato in realtà smarrito. Aspetta solo di essere ritrovato!
E’ così che l’infinita tristezza e le lacrime per una perdita comune si è trasformata nell’energia necessaria ad intraprendere un nuovo cammino.
Ciò che di bello ed importante si è verificato nella lunga storia dei Bellotti è indelebile nella memoria di chi vi ha vissuto. La casa così com’era è perduta, ma non irrimediabilmente! Quel sito che per molti rappresentava un luogo dolce nella mente risorgerà in breve tempo e tornerà ad essere dimora ricca e ospitale come prima!
Gente di tutto il Pianeta vi ha sostato. Un pellegrinaggio al rovescio… scontato che, semplicemente standomene beatamente fermo lì, ho conosciuto mezzo mondo!
Era la dhar Mohammed per i maghrebini e le genti del nord Africa, la casa di Steve nel Missouri, quella di Moyumba nel Congo, di Micheal, Tim, Ezra, Massimo e Stefano, Pochi Capelli, di Bepi da Žavena, di Josè, Dorina, dei Mastèle, d’Ahisca, Aldo e Rosy, di Akhim, Lyran, di Roswhita, Fulvio, G.P.S., Oghe, Anna, Dino, Gioele, Dharsano, del Papà più forte del Mondo, l’ullo di Agnesa e di Sam, degli Amici della Montagna, di chi vuole F.A.R.C.E.L.A., di Marta di chi come Luca seguiva le Vie dei Canti… di tutti gli artisti, bambini, artigiani, preti e pastori di pecore, boscaioli, sportivi, teatranti e suonatori, bracconieri e fungaioli… donne, uomini, bambini e cani d’Europa, voci e ritmi swahili e del Medio Oriente, una casa Himalahyana protetta da Genius loci, dal casturi del Tamil Nadu, dagli spiriti di Chichicastenango, del Caramogia e dagli sciamani delle foreste tropicali, sorvegliata da Shiva e Ganesh, dalle icone russe, dal Sacro Cuore dai tanti Crocifissi e dalla Madonna delle Grazie, Kasbah noir e Luce d’Oriente; casa del muezzin e del rabbino, casa del Comitato Difesa Torrente Vanoi e Acque Dolci, casa della mia famiglia, casa di un villaggio dove gli ultimi capi tribù furono Nonna Maria e mio padre Enrico, una casa conviviale accudita dagli esseri soprannaturali dell’arte, dell’allegria, del lavoro di meditazione , silenzi profondissimi e baldoria. Una tana per tutti. Per tanti anni non mi è servito viaggiare e le persone e le cose m’hanno raggiunto per conto loro! Terra di Pow wow, fulcro di battaglie in difesa dei nostri paradisi in terra… casa sul monte Còppolo e terrazzo spaziale sulle Vette Feltrine e il Totóga, casa dell’acqua, della terra, del fuoco e dell’aria, casa sull’albero, casa di piccoli miracoli e giocolerie, casa che conteneva milioni di oggetti che conoscevo ad uno ad uno.
Una casa dai profumi terrestri, abitata da reperti fossili e sottomarini, arti magiche erituali. Una moltitudine di strumenti musicali, arredi e oggetti provenienti da tutto il mondo s’erano lì felicemente ritrovati e rigenerati. Una casa sacra per tutte le antiche testimonianze che conteneva e le piccole innovazioni. Un museo spessissimo aperto. Luogo di arte, storia, gastronomia, cultura e sbronze in compagnia. Trentatrè anni di accoglienza! Un patrimonio!
Casa di zingari e contadini, migranti e gente libera, abili, disabili e vecchie canaglie, anacoreti, disperati, sensitivi, professori e professoroni, vagabondi del Dharma a spasso per le vie dei canti, hippy e fricchettoni di merda, casa di tante famiglie, casa dei Lakota e dei Carimojon, atmosfera tibetana e tempio dell’oriente intero, scrigno del presente e del passato. Casa custode dell’arte primitiva e della creatività umana, dell’argilla e del pane, casa palafitta della musica e dei suoni, casa del fuoco degli aromi e dei piaceri, delle scienze, della natura, della cultura, del sacro e del profano, casa dei tarli, dei topi quercini e delle nottole, casa dell’arca di Noè e del tempo, del pesciolino di madreperla, casa dell’orologio a pendolo e delle sottoveste di Virginia Trala, casa dove spirava vento sahriano e vedevi le stelle più vicine, casa di Rosni, di Ernesto Crožola, del Nane Trinca, dei Puld e dei Gardena…delle tante tribù dei Piedi Scalzi, tana di aborigeni, dimora sacra e multietnica, centro di divertimento e panca di chiacchiere e ricordi, casa di pace e fratellanza, lavoro, divertimento, spensieratezza e vicissitudini che abbracciava la Terra intera.
E’ stato arso vivo uno scoglio tra gli sperduti monti naviganti, eredità del tempo e patrimonio comune. Un luogo che apparentemente custodisce ora solo le ceneri di tanti emblemi!
Il laboratorio custodiva tutto il necessario per fare e disfare, ingegnarsi con ogni materiale, risolvere ogni problema. Le camere vecchio stampo odoravano di sudore, lenzuola e aromi naturali. Nel sottotetto esisteva una mega soffitta: palestra, luna park, palcoscenico, luogo d’incontri spensierati per centinaia di bambini che non hanno certo dimenticato. Se mai potessi… inizierei a ricostruire la nostra casa dalla soffitta!
Nella tragedia tanti cuori hanno palpitato. Un grazie sincero alla moltitudine che in questi giorni mi è stata cordialmente vicina. E lasciatemi dire che ritengo questa un’occasione straordinaria per ri-conoscere la gente: quella dal cuore d’oro, quella che ha rispetto e ama il prossimo, la terra e la vita, i custodi di saggezza… dagli stronzi, dagli sciacalli, dalle iene e limacce, dagli imbecilli, dagl’ipocriti e indifferenti, dagli ignavi, dai blateroni e dissennati, dai nemici, dai pazzi schizofrenici ai piromani mefistofelici… gentaglia!!!
Non ho dubbi che non rimarrò solo e assieme riusciremo a ricomporre i frammenti sparsi una memoria collettiva. In questo mondo si sta facendo tabula rasa di tutto e tutto si vuole smaterializzare. È per noi, testimoni di questo tempo, di riscossa; non possiamo ritrovarci tra le mani solo cenere… a quel punto non avremo più nulla da insegnare alle generazioni future!
Recupererò d’ora in poi dall’A-go fino alla Z tutto ciò che può servire ad arredare, fare e disfare, tutte le materie prime per costruire piccole e grandi cose, il sacro e il profano, l’arte, la musica, ciò che è pratico o indispensabile, ciò che sognamo d’immaginare…. Meglio se arte povera, cose vissute, vècie, tarlate, stregate, desuete da far magari riemergere e ripotenziare; ogni contributo è gradito, ancor meglio se precede la morte in discarica… o viene all’uopo ripescato tra polvere e ragnatele.
Dalla pietra al ferro… dalle scandole al Pc, dalla culla… al tempo che verrà. Comunicherò in un prossimo futuro l’elenco degli oggetti da riconquistare.
In tempi brevi e per semplificare, fornirò sul sito di riferimento cosa sogneremo di ritrovare nella casa ai Bellotti, oltre che aggiornarvi sulle fasi della ricostruzione.
La casa verrà rigenerata spensieratamente così com’era, a forza di ingegno e braccia, con le stesse molecole e la medesima energia che ci misero i nostri avi che fin dai tempi remoti vissero il mito della frontiera. Per settembre 2014, prossima festa della Madonna delle Grazie, brinderemo sul tetto!
Il fuoco ha fatto scempio, strage di documenti e oggetti unici e di valore storico ed artistico notevoli, ma non ha cancellato l’hard disk principale e tutto quello che ho in testa!!!
“Tracce sul sentiero”, storia e microstoria dei Bellotti e dintorni, uscirà in gran forma a dicembre. Seguirà a distanza di breve tempo il tomo secondo: “Immagini”.
M’han chiesto in parecchi se ero assicurato… Sì!!! Ogni singola persona o amico che ho incontrato o si è seduto sulla panca di casa, è il garante che quel luogo mi aiuterà a farlo tornare com’era!
Ho aperto un conto in bianco. Se ve la sentite… metteteci la metà di quanto desiderereste offrire. Va bene così! Se durante quest’avventura dovessi trovarmi in difficoltà, non mi sentirò a disagio, chiedendovi un secondo piccolo sacrificio.
Intanto si va avanti senza fretta. E’ già in marcia o attenderà d’ora in poi l’ora della partenza per i Bellotti, un esercito di piccoli uomini, donne e bambini delle tribù sparse in questo mondo. Impareremo a camminare assieme e ce la faremo! Un’impresa internazionale è già iniziata!
…come nei tempi antichi quando i copéva i pódhoi coi pichi… e dhe che gròssi che i èra… i li squartéva co la manèra!
… e dhén festùc i féa en maro!
Concludendo, non posso mancare di informare tutti coloro che si sono affannati, che è stata esclusa la complicità nello scatenare il rogo dell’impianto fotovoltaico realizzato a regola d’arte e in ogni caso dotato delle necessarie sicurezze come di norma avviene. Per ora posso solo dire che il fuoco che l’ha ghermita è stato un ignobile riscatto preteso dal diavolo.
Che il Grande Spirito dipinga i nostri giorni con i colori dell’arcobaleno!!!
TEMPUS FUGIT SPENSIERATEZZA MANENT!
Transacqua, 11 settembre 2013
Flavio Taufer